
La neve cadeva lenta oltre la vecchia finestra ad arco, le cui piccole lastre di vetro sembravano tremare con un sospiro silenzioso. All’interno, l’aria era calda, densa di un profumo che mescolava la resina fresca del pino, la cera d’api e il legno antico.
Era la Vigilia di Natale.
Al centro della stanza, l’albero si innalzava maestoso, un faro scintillante nel penombra. Era vestito a festa con ghirlande di un rosso rubino intenso, fiocchi di velluto e sfere lucide che catturavano le piccole luci dorate che pendevano dal soffitto come una pioggia di stelle. Tra i rami si nascondevano bastoncini di zucchero ricurvi, come piccoli sorrisi bianchi.
Accanto all’albero, il vecchio orologio a pendolo vegliava, il suo ticchettio rassicurante a contare le ore che mancavano all’alba magica. La sua cassa di legno scuro era come un gigante buono in attesa. Ai suoi piedi, una grande cassa di legno bombata, forse un baule di marinai o un forziere di segreti, riposava in un sonno profondo, promettendo misteri da svelare.
Vicino alla finestra, su un piccolo tavolino di legno chiaro, una candela solitaria ardeva, la sua fiamma danzante rifletteva il rosso intenso delle scatole regalo impilate sul pavimento. Erano già pronte, legate con nastri ampi e generosi, cariche della gioia che avrebbero portato l’indomani.
Ma il pezzo più tenero di questa scena era lui: il cavallino a dondolo. Piccolo e fedele, con le sue macchie chiare e la criniera di crine, sembrava aspettare il suo piccolo cavaliere. Era l’unico giocattolo che non era ancora avvolto, il custode del tappeto persiano, dove attendeva pazientemente, un promemoria di tutte le avventure che il Natale avrebbe portato.
L’intera stanza era avvolta in una calda atmosfera dorata. Era un angolo di mondo in cui il tempo sembrava essersi fermato, in attesa di quel magico momento in cui i sogni diventano realtà e il cuore di tutti, grandi e piccini, si riempie di meraviglia.

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