








Il sole picchiava forte sul pub a Melbourne, un bel pomeriggio nei tardi anni ’50, quando un certo Leo ‘Lucky’ Luciano, un ex-minatore di origine siciliana con l’energia di un canguro su caffeina, sbatteva la porta della cucina. “Mamma mia, i clienti stanno impazzendo per le schnitzel di vitello, ma il vitello costa un occhio della testa! Dobbiamo trovare un’alternativa più cheap, Tony!” urlò Leo a un ragazzone robusto, un lavapiatti che sognava di diventare un giorno chef, intento a lucidare un bicchiere con una devozione quasi religiosa. Tony, col suo accento tra il ligure e l’australiano, si asciugò le mani sul grembiule macchiato di sugo e rispose: “Leo, perché non usiamo il pollo? Ne abbiamo un sacco in magazzino. Facciamo una cotoletta di pollo… Una Chicken Schnitzel!” Leo, scettico, si grattò la testa, “Mmh, pollo… Sai, in Italia si mette la melanzana nel sugo, la parmigiana… E se provassimo a mettere un po’ di gusto italiano su questa cotoletta aussie di pollo?” Tony illuminato ribatté: “Un po’ di sugo di pomodoro, lo facciamo semplice con un po’ di aglio e origano – quello che le nonne chiamano salsa napoletana – e poi un po’ di formaggio sopra… non il parmigiano, ma la mozzarella, che fila bene! Diventerà un comfort food da pub!” Leo alzò un sopracciglio, un sorriso sornione gli si allargò sul volto: “Mi piace l’idea, ragazzo. Allora, muoviti! Prendi i petti di pollo, battili un po’ per farli belli uniformi, non troppo sottili, eh! Poi, triplice battesimo: farina, uovo sbattuto (aggiungici un pizzico di sale e pepe, siamo o non siamo in Australia?), e infine pangrattato… E non lesinare, deve essere una panatura croccante come i nostri sogni!”
Tony, con la fretta di chi sta creando qualcosa di epocale, impanò i petti di pollo con una rapidità impressionante. “Bene, ora scaldiamo l’olio in padella – non friggerlo fino a farlo annegare, solo una bella doratura! Devono essere croccanti fuori e succosi dentro, capito?” ordinò Leo, mentre assaggiava la salsa di pomodoro. “Perfetto, Tony mio, ha quel sapore onesto che piace ai nostri minatori assetati.” Una volta dorate, le cotolette furono allineate su una teglia. “Adesso il miracolo,” sussurrò Leo, prendendo il mestolo. “Copriamo ogni cotoletta con una generosa cucchiaiata della nostra salsa rossa… Zac!” Tony, con gli occhi che brillavano, afferrò un mucchio di mozzarella grattugiata. “E ora, il formaggio, abbondante, come l’oro che abbiamo cercato invano nelle miniere!” Leo aggiunse un tocco segreto: “Aspetta! Un’ultima cosa, campione! Un tocco di prosciutto a cubetti o una fettina di bacon sopra il sugo, per quella sapidità in più che gli australiani adorano – fa la differenza, fidati!” E così, la teglia finì nel forno caldo per un’ultima magia, il tempo di far sciogliere e dorare il formaggio. Dieci minuti dopo, la “Chicken ‘Parmy’” (come venne subito abbreviata dai clienti abituati al gergo veloce del pub) emerse gloriosa: un’onda rossa e bianca che profumava di casa, Italia e libertà. “Servila con un mucchio di patatine fritte e un’insalata semplice. Devono avere qualcosa per alleggerire il senso di colpa!” rise Leo, dando una pacca sulla spalla a Tony. Quella sera, il primo ‘Parmy’ fu servito e l’Australia non fu più la stessa. Era nata una leggenda da pub, un matrimonio perfetto tra l’esuberanza italiana e la generosità down under. Tony sorrise, sapendo di aver appena inventato il piatto più amato d’Australia.
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The sun was absolutely belting down on the Melbourne pub one fine arvo in the late ’50s, when a bloke named Leo ‘Lucky’ Luciano, an ex-miner of Sicilian heritage with the energy of a roo on caffeine, slammed the kitchen door.
“Mamma mia, the customers are going bonkers for the veal schnitzels, but the veal is costing an arm and a leg! We gotta find a cheaper alternative, Tony!” yelled Leo at a robust young fella, a dish pig who dreamt of becoming a chef one day, busy polishing a glass with near-religious devotion.
Tony, with his Ligurian-Aussie accent, wiped his hands on a gravy-stained apron and shot back: “Leo, why don’t we use chicken? We’ve got heaps of it in the cool room. We’ll make a chicken cutlet… A Chicken Schnitzel!”
Leo, a bit sceptical, scratched his head, “Mmh, chicken… You know, in Italy we put eggplant in the sauce, the parmigiana… What if we try to put a bit of Italian flavour onto this Aussie chicken cutlet?”
Tony, suddenly enlightened, countered: “A bit of tomato sauce, we’ll keep it simple with a dash of garlic and oregano—what the nonnas call salsa napoletana—and then a bit of cheese on top… not Parmesan, but mozzarella, the gooey stuff! It’ll be the ultimate pub comfort food!”
Leo raised an eyebrow, a sly grin spreading across his face: “Good onya, mate, I like the sound of that. Right, get a wriggle on! Grab the chicken breasts, give ‘em a good pounding to flatten ‘em out, but not too thin, eh! Then, the triple dipping: flour, beaten egg (chuck in a bit of salt and pepper, we are in Australia, or what?), and finally breadcrumbs… And don’t be a tight-arse, the coating has to be as crispy as our dreams!”
Tony, with the hustle of a man creating history, crumbed the chicken breasts with impressive speed.
“Right, now heat up the oil in the pan—don’t drown ‘em, just a nice golden colour! They’ve gotta be crispy on the outside and juicy on the inside, got it?” Leo instructed, while tasting the tomato sauce. “Perfect, my Tony, it’s got that honest flavour our thirsty miners will love.”
Once golden, the cutlets were lined up on a baking tray. “Now for the miracle,” Leo whispered, grabbing the ladle. “We cover each cutlet with a generous spoonful of our red sauce… Zac!”
Tony, eyes sparkling, grabbed a heap of grated mozzarella. “And now, the cheese, lashings of it, like the gold we searched for in vain in the mines!”
Leo added a secret touch: “Hold your horses! One last thing, champion! A touch of diced prosciutto or a slice of bacon over the sauce, for that extra salty kick the Aussies love—trust me, it makes all the difference!”
And so, the tray went into the hot oven for one last bit of magic, just enough time to melt and brown the cheese. Ten minutes later, the “Chicken ‘Parmy’” (as the customers, used to fast pub slang, immediately shortened it) emerged glorious: a red and white wave that smelled of home, Italy, and freedom.
“Serve it with a mountain of chips and a simple salad. They need something to lighten the guilt!” Leo laughed, giving Tony a pat on the shoulder.
That night, the first ‘Parmy’ was served, and Australia was never the same. A pub legend was born, a perfect marriage between Italian exuberance and down under generosity. Tony smiled, knowing he had just invented Australia’s most beloved pub feed.

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