Sogni e poesie di una donna qualunque

Una soleggiata mattina a Norcia, in Umbria, nel cuore pulsante della Valnerina, l’aria è fresca, profuma di bosco e di salumi stagionati. Il paesaggio è un tripudio di verdi colline e maestose montagne, i Monti Sibillini, che fanno da cornice imponente a questa terra di norcini e tartufi. Il sole batte sulle antiche pietre della cittadina, illuminando i vicoli dove il tempo sembra essersi fermato. Nel cucinone rustico di Amedeo, con il camino in pietra e un’allegra confusione di tegami di rame, l’atmosfera è… tesa. Amedeo, corpulento e pieno di sé, e Severo, l’amico magro e impacciato, sono decisi a preparare la vera Pasta alla Norcina, quella con la salsiccia di Norcia saporita e un tocco di ricotta (la versione antica, no panna per loro, giammai!). Amedeo, tutto bardato con un grembiule macchiato di dubbia provenienza, sta cercando di sbriciolare la salsiccia direttamente in un tegame freddo e senza olio. “Allora, Severo! Ascolta il Maestro! La Norcina è questione di passione e forza bruta! Devi strapazzare la salsiccia! Vai, sbriciola, sbriciola! Non avere paura!” sbraita Amedeo con enfasi eccessiva. Severo, terrorizzato, replica: “Ma Amedeo… non dovremmo mettere prima l’olio? E… questa salsiccia è durissima… e ho paura di macchiare il mio grembiule nuovo…” Amedeo sbuffa, afferra la salsiccia dalle mani di Severo e la lancia nel tegame. “Olio? Ma che olio! Il grasso della salsiccia si scioglie, Severo! È scienza della norcineria! E poi… CRAC! Ehi, che cos’è questo rumore?” si chiede Amedeo, scoprendo di aver sbriciolato anche il pezzetto di budello. Il tegame ora contiene un ammasso di carne cruda, budello e zero soffritto. Nel frattempo, sul fornello accanto, Severo, cercando di scaldare l’acqua per la pasta, ha acceso il fuoco sotto un bollitore vuoto che comincia a fumare minacciosamente. “Oh, cielo! La mia acqua bolle troppo in fretta! È colpa dell’aria di montagna, è troppo leggera qui!” si lamenta Severo. Proprio in quel momento, la porta si spalanca con un CLANG, rivelando Elvira, la moglie di Amedeo, con le braccia conserte e uno sguardo che farebbe seccare un Sagrantino in cantina. Aveva sentito le urla e i rumori. “Bene. Vedo che i miei due chef stellati hanno deciso di demolire la cucina. Amedeo, la salsiccia si sbriciola prima, e si mette in padella con l’olio e un po’ d’aglio tritato finemente! Non il budello, santo cielo!” tuona Elvira, con voce tagliente ma calma. Amedeo impallidisce, Severo si nasconde dietro un sacco di farina. “Severo, spegni subito quel fornello, stai carbonizzando l’aria e il bollitore è vuoto! E la pasta? Useremo i Pici o gli Strangozzi, fatti in casa, ovviamente, non quelle cose che compri al supermercato!” continua Elvira. Con la rapidità di un falco, Elvira getta via l’ammasso informe di Amedeo e ricomincia da zero, mentre i due la guardano, ammutoliti. “Allora, ignoranti della buona cucina! La base è la salsiccia di Norcia, rosolata per bene, a fuoco dolce, e sfumata con un goccio di vino bianco secco!” (Lancia un’occhiata ad Amedeo che aveva dimenticato il vino). “Quando è ben cotta, si toglie dal fuoco e si aggiunge la ricotta fresca – non la panna, che la Norcina vera è più sobria e rustica!” conclude la moglie, mescolando la ricotta e un pizzico di noce moscata. Amedeo e Severo la guardano, come se stessero assistendo a un miracolo. “E voilà. La Pasta alla Norcina come Dio comanda. Un piatto che parla di questa terra, della nostra gente, dei nostri norcini e del sapore che solo l’Umbria può dare. E adesso, servi a tavola!” Elvira ordina. Amedeo e Severo si affrettano a eseguire, con rinnovato rispetto per la cucina e, soprattutto, per Elvira. Per esaltare la ricchezza del piatto, l’abbinamento ideale è un Rosso di Montefalco DOC, un vino umbro elegante e fresco che si sposa perfettamente con la sapidità della salsiccia. Buon appetito e viva l’Umbria!