


Immaginate di tornare indietro nel tempo, nel cuore vibrante di Napoli, dove il sole è più caldo e la vita si riversa, chiassosa e colorata, per i vicoli che si stringono all’ombra del Vesuvio. È qui, tra il Seicento e l’Ottocento, che nasce la magia. Non pensate subito alla pizza sontuosa, ma a una semplice, umile schiacciata di pasta di pane che i fornai, con l’ingegno tipico di chi non spreca nulla, cuocevano per testare l’ardore del forno a legna o per sfamare la famiglia a poco prezzo. All’inizio era solo un disco di pasta condito con quello che c’era: un po’ di strutto (sugna), aglio e sale grosso, ma i napoletani, si sa, hanno un cuore d’oro e mani fatate che trasformano l’essenziale in delizia. Così, presto si aggiunsero un filo d’olio d’oliva e le prime, profumatissime, foglie di basilico, trasformando quel pane povero in un assaggio di gioia. Poi, la vera rivoluzione: il pomodoro arrivò dalle Americhe, e dopo un iniziale scetticismo, fu un trionfo! Quella salsa rossa, succosa e vivace, sposò la pasta come in un matrimonio d’amore eterno, dando vita a piatti robusti come la Pizza Marinara, il pasto saporito e rigenerante dei marinai che tornavano stanchi dal Golfo.
Ma il destino aveva in serbo un momento regale per questa umile pietanza. Arriviamo al 1889, con Napoli in festa per l’arrivo di Re Umberto I e della Regina Margherita di Savoia. La Regina, stanca delle raffinatezze francesi, chiese di assaggiare il piatto che tutti decantavano: la pizza! Fu chiamato il famoso pizzaiolo Raffaele Esposito e lui, pieno di orgoglio patriottico e ingegno, decise di omaggiare la sovrana con una creazione speciale che gridasse “Italia!”. Prese il pomodoro rosso, la mozzarella bianca e il basilico verde, disponendoli sulla pasta in modo da ricreare i colori della bandiera. Quando la Regina assaggiò quel capolavoro di semplicità, fu un’estasi. Da quel giorno, quel disco di pasta e cuore prese il nome di “Pizza Margherita”, e divenne un simbolo. La pizza non era più solo un pasto: era un inno alla semplicità, alla creatività e all’unione. Oggi, quando la gustiamo, è ancora così: un magnifico cibo di compagnia, di comunione e di risate, che ci fa sentire tutti più vicini e più felici, un delizioso momento per trovarsi e parlare, riportandoci con il profumo del forno e del basilico a quel lontano, solare paesaggio napoletano.

Se puoi lascia un’emozione sarà la benvenuta