Il mio respiro è un sussurro, un capitolo che si chiude.
Le pareti si dissolvono, si fanno pagine ingiallite.
Non c’è più il rumore del tempo, solo il fruscio di un racconto.
Sfoglio all’indietro i giorni, le mie vittorie d’oro,
il pugno stretto, il traguardo che ho baciato.
E poi le mie sconfitte, macchie d’inchiostro sulla pagina,
il cuore spezzato che imparò a ricucirsi.
Tutto ha un senso ora, un intreccio perfetto.
Ho sentito il profumo della pioggia in una foresta boreale che non ho mai visto.
Ho incrociato gli sguardi di uomini sconosciuti, amori che non sono fioriti,
volti che sorridevano in un mondo parallelo, solo mio.
E ho cullato fra le braccia il peso lieve di figli mai nati,
il loro odore di latte e futuro che non ho assaporato.
Erano tutti lì, al confine del mio letto, fantasmi d’amore e di vita.
Non c’è rimpianto, non c’è dolore, solo una calma profonda.
Il romanzo è quasi finito.
Sento le dita di un’ombra che girano l’ultima pagina.
E una lacrima, una sola, salata e lucente, scivola sul mio viso.
È la mia firma. La mia prova che sono esistita.
Poi il buio, non un vuoto, ma il respiro di una biblioteca eterna.
E il mio libro viene posato, per sempre, su uno scaffale infinito.
Zarina

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