Quest’amore mi squarcia il petto,
una ferita aperta che non sanguina.
Non un taglio netto, ma uno strappo lento, fibra su fibra,
come la carne viva che si ritira.
Il suo nome, un’eco che mi rimbomba nelle ossa,
un mal sottile che si annida.
Sento le sue assenze come morsi,
un freddo che mi gela le membra,
e le sue presenze, un fuoco che brucia, un’arsura che non si placa.
Ho paura di questa pienezza,
di questo abisso che mi inghiotte.
Paura che la mia anima si dissolva nella sua,
che i confini svaniscano.
E se un giorno dovesse allontanarsi, cosa resterebbe di me?
Un guscio vuoto, una melodia interrotta,
un deserto senza oasi.
Dubito di ogni sorriso,
di ogni promessa sussurrata nel buio.
È vero questo amore, o è solo un miraggio, un’illusione ottica dell’anima?
Esiste davvero, l’amore?
O è un caleidoscopio di sfumature,
un sentimento che muta, si espande e si contrae,
un’onda che travolge per poi ritirarsi, lasciando dietro di sé, frammenti di conchiglie e sale sulla pelle?
Percepisco l’intensità in ogni fibra,
ma mi chiedo se sia condivisa, se la sua misura sia uguale alla mia,
o se danziamo su ritmi diversi, due solitudini che si sfiorano,
credendosi un’unica entità.
Eppure, in questo tormento, in questa dolce agonia,trovo una strana bellezza,
una vertigine che mi attira.
Forse l’amore è proprio questo: un dolore necessario,
un rischio calcolato,
la moneta più preziosa con cui si paga l’audacia di sentirsi vivi,….
fino in fondo.

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