Accarezzo il cancello, un po’ arrugginito dal tempo,
e guardo il giardino, un abbraccio sereno che mi attende.
Sui boccioli c’è ancora la rugiada, come lacrime di un’alba antica,
così la mia anima, innocente e pura, senza sapere che un giorno avrebbe conosciuto la fatica.
Un piccolo seme di vita che danza, senza il peso di ciò che verrà,
una promessa sussurrata, un inizio che ancora non sa.
Poi il sentiero si snoda, tra un’esplosione di colori,
fiori bizzarri e forme, in mille gioiosi bagliori.
È l’adolescenza che sboccia, un’esuberanza che non conosce freni,
ogni petalo un sussurro, ogni foglia che si muove in movimenti sereni.
Il sole splende alto, l’aria profuma di avventura,
e l’anima si perde, in questa dolce e selvaggia natura.
La frenesia adulta, un turbine che ci trascina senza un perché,
correndo tra i sentieri, mentre il cuore batte, forte, per un non so che.
Si cerca, si rincorre, ogni ombra, ogni sogno che ci sfugge,
mentre il tempo scivola via, e la nostra essenza si rifugge.
Ma ecco che l’orizzonte si tinge di una luce più tenue,
alberi secolari, con radici profonde, che il tempo ha reso più ampie.
Grandi e accoglienti, con rami che si tendono verso il cielo infinito,
testimoni silenziosi di ogni storia, di ogni amore fiorito.
La calma rassegnata di chi ha vissuto, di chi attende la sera,
un tramonto gentile, che lentamente si dispera.
L’anima si posa, tra le foglie ingiallite, come un ultimo respiro,
ricorda ogni profumo, ogni attimo vissuto, con un sospiro.
Un viaggio che si compie, tra luci e dolci ombre,
nel mio giardino dell’anima, oltre le siepi, oltre ogni nome.
E mentre il sole si spegne, un brivido mi accarezza piano,
questo giardino è un eco, un ricordo che tengo nella mano.
La mia vita riflessa, in ogni petalo che si addormenta,
un addio sussurrato, a un amore che l’anima non dimentica.

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