Mi sento come se camminassi su un ponte invisibile, sospesa nel vuoto.
Eri tu la mia terra ferma, o almeno così credevo.
Ora le mie fondamenta tremano, sgretolate da verità taciute,
non solo da parole distorte, ma da silenzi assordanti.
Ogni giorno, un nuovo frammento del passato riemerge,
un puzzle macabro di eventi che non conoscevo,
di ombre che si muovevano indisturbate alle mie spalle.
Non erano solo bugie, ma un’intera vita tenuta segreta.
La fiducia è un cristallo, fragile e trasparente.
Pensavo che il nostro fosse infrangibile,
forgiato dalla sincerità che tu proclamavi.
Ma ora vedo crepe ovunque, fessure profonde che non si rimargineranno.
Non è solo ciò che dici, ma ciò che non dici,
ciò che nascondi nel profondo dei tuoi abissi.
Le azioni indirette, i percorsi che hai celato,
sono lame affilate che mi hanno pugnalato alle spalle.
Credevo nel rispetto, nella reciprocità di anime nude.
Ma il rispetto si dimostra anche nel non celare,
nel non lasciare che il buio divori la luce della verità.
Ogni segreto è un mattone in un muro che ci separa.
Sono qui, con il cuore esposto, sanguinate.
Non è la rabbia a bruciarmi, ma un dolore sordo,
la consapevolezza di essere stata un’estranea
in una storia che credevo fosse nostra.
La sincerità non è un scelta, non è un lusso.
È il pilastro su cui si regge ogni relazione,
il respiro vitale che alimenta l’amore vero.
Senza di essa, siamo solo fantasmi che si sfiorano.
E ora, cosa resta di noi? Un’eco lontana,
il ricordo di un sogno infranto.
Perché l’assenza di inganno non è solo non mentire,
ma anche non nascondere, non omettere, non fingere.
È l’interezza del tuo essere che mi è stata negata.

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