Sogni e poesie di una donna qualunque

Un giorno di maggio, un’alba tradita,
Il cielo d’Italia squarciato, la terra ferita.
A Capaci, un nome inciso a sangue nel cuore,
La Patria vibrava in un fremito di orrore.

La terra ruggì, l’aria si fece piombo,
Mentre un’auto volò, spezzata, annientata in un tombo.
Giovanni, Francesca, e gli Angeli al loro fianco,
Sentinelle di Giustizia, un baluardo non stanco.

Non soldati in campo di guerra, ma eroi splendenti,
Spiriti indomiti, alla Nazione devoti, ardenti.
Combattevano l’ombra, con la fiamma nel cuore,
Per un’Italia risorta, senza più il giogo del terrore.

La Patria nel petto, un sacro, eterno giuramento,
Contro l’infamia, il più vile tormento.
Conoscevano il baratro, la minaccia che incombeva,
Ma l’amore per la Legge, in loro splendeva.

Il fumo che sale, un grido che squarcia il silenzio,
Ma il loro sacrificio è un seme, un eterno presagio.
Nel cuore d’Italia, un vessillo è piantato,
Di dignità e coraggio, mai più violato.

E seppur il dolore ci stringe, ci toglie il respiro,
La loro memoria è un faro, un eterno sospiro.
Sono stelle che ardono, nelle notti più buie,
Ricordo perenne di Patrie avventure.

Perché in quel giorno, a Capaci, su quel ponte straziato,
Non morì solo un uomo, ma l’orgoglio fu ritrovato.
L’orgoglio di un popolo che mai si arrenderà al destino,
Che alla Patria sua vita e futuro, con fierezza, dà in cammino.